top of page

Darija, la lingua della libertà di espressione in Marocco



In tutti i Paesi Arabi la lingua ufficiale è l’Arabo Standard conosciuto come Fuṣḥā che significa “la lingua più pura”. L’ Arabo Fuṣḥā viene utilizzato all’ interno di contesti formali come università, tribunali, scuole, moschee, inoltre, cosa di fondamentale importanza è che l’Arabo è la lingua del Corano e quindi l’apice della perfezione.


Diverso il discorso per l’ Arabo Dialettale. Questo varia di paese in paese e non tutti i dialetti sono sempre comprensibili. I dialetti più importanti sono : egiziano, i dialetti levantini ovvero Arabo Siriano , Libanese, Palestinese e infine quello di cui andremo a parlare: l’Arabo Marocchino o comunemente chiamato Dialetto Marocchino il cui nome originale e’ Darija.


Darija e’ considerato una vera e propria lingua e nasce da un mix di culture. Rispetto all’Arabo Classico, Darija consiste in accorciamenti di suoni vocalici. C’è una mescolanza di altre lingue all’ interno di esso, questo perché il Marocco, tempi addietro, è stato oggetto di Protettorato sia da parte dei Francesi che dagli Spagnoli (1912-1956), inoltre non è da sottovalutare la presenza di un’ altra popolazione che vive stabilmente nel paese, i Berberi che già secoli fa parlavano un dialetto chiamato Tamazight, poi fu introdotto l’ Arabo Standard attraverso il Corano e ancora dopo l’invasione dell’Impero Ottomano e quindi l’espandersi della lingua Turca. Grazie a tutto ciò il dialetto marocchino ha subito varie influenze. Quindi possiamo definire il Darija un abbraccio delle varie culture e soprattutto un linguaggio senza frontiere e libero dagli schemi formali.


Darija proprio per la sua caratteristica informale, è stato utilizzato all’interno di spettacoli teatrali. La regista e drammaturga marocchina Naima Zitan nel 2012 ha messo in scena uno spettacolo tutto al femminile come protesta contro la violenza sulle donne. L’opera si chiama Dialy che in Darija vuol dire “QUESTO E’ MIO”, in riferimento all’organo genitale femminile:”


Questo è il mio organo, è solo mio e tu uomo non hai alcun diritto per violarlo”. Liberamente ispirato a The Vagina Monologues di Eva Esler, e’ un’ opera che rompe il tabù della sessualità all’ interno della società marocchina, per non parlare dell’enorme scandalo che ha provocato nel paese a causa del suo stile troppo libertino. In chiave comica salgono sul palco donne di umili origini che testimoniano la violenza subita, infatti Naima Zitan per mettere in piedi questospettacolo ha raccolto le testimonianze di 150 donne che hanno subito violenza di qualsiasi tipo, stupri, incesti, matrimoni forzati e inoltre vuole farsi scherno di quella parte di società bigotta. Lo spettacolo è completamente in dialetto come tutti gli spettacoli della Zitan. La regista marocchina utilizza il Darija con uno scopo ben preciso, i suoi spettacoli teatrali devono essere accessibili e soprattutto devono essere compresi da tutti, mira a colpire un pubblico vasto qualsiasi sia la classe sociale.


Possiamo definire il Darija “Libertà di espressione, tra familiari e amici, lo si sente parlare al mercato dai negozianti mentre si fa la spesa. Il dialetto è qualcosa che va al di là della diversità dal Fuṣḥā, il dialetto marocchino è il cuore del popolo è parte integrante della cultura marocchina, una meravigliosa cultura.


Articolo di Giuseppina Sorianiello


Linguisticamente


 
 
 

Comments


Linguisticamente

Your partner in words

Iscriviti a Linguisticamente Newsletter

  • Instagram | Linguisticamente
  • LinkedIn
bottom of page