La traduzione nei videogiochi: tra localizzazione e creatività
- Linguisticamente Traduzioni
- 7 mar
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L'ambito della traduzione videoludica è uno dei campi più complessi e vasti dell'arte della traduzione. Si tratta di un processo complesso che va ben oltre la semplice conversione linguistica. In questo caso infatti, è più corretto parlare di localizzazione, ovvero l’adattamento di un videogioco per un pubblico specifico, tenendo conto di aspetti culturali, tecnici e linguistici.
Le sfide della localizzazione nei videogiochi
Uno degli aspetti più affascinanti è la gestione della terminologia, che riguarda non solo gli svariati generi di videogiochi, ma anche i termini specifici utilizzati in ciascuno di essi. Alcuni termini vengono mantenuti in lingua originale, mentre altri subiscono adattamenti significativi. Ad esempio, facendo riferimento ai generi videoludici, è il caso dei MMORPG (acronimo di Massively Multiplayer Online Role-Playing Game, lett. "gioco di ruolo multigiocatore in rete di massa") o dei FPS (First Person Shooter, lett. "sparatutto in prima persona") che però per convenzione e comodità vengono mantenuti in lingua originale e solo in rarissimi casi vengono effettivamente tradotti. Per quanto riguarda invece i singoli termini che si utilizzano nella maggior parte dei videogiochi, possiamo prendere in esempio:
– "Respawn" → "Rigenerazione" (meno usato rispetto alla forma inglese, ma presente in alcuni giochi tradotti)
– "Boss fight" → "Scontro col boss", talvolta semplificato con "boss finale" o simili, o addirittura lasciato in lingua originale in base alla tipologia di videogioco
– "Checkpoint" → "Punto di salvataggio", in alcuni casi viene tradotto e si adatta adeguatamente al contesto, tuttavia è sempre più popolare il termine originale.
Un altro aspetto interessante da analizzare è il dilemma che ci si pone nel tradurre o meno il titolo del gioco o il nome di un personaggio. Ad esempio, in The Legend of Zelda, il termine "Master Sword" è stato tradotto in italiano con "Spada suprema", mentre in altre lingue è rimasto invariato.Un altro esempio interessante è quello di Uncharted 2: Among Thieves.
Nonostante letteralmente il sottotitolo significhi "Tra i ladri", i responsabili dell'adattamento italiano hanno evidentemente reputato tale traduzione insoddisfacente per l'orecchio, optando dunque per "Il Covo dei Ladri". Peccato che nel gioco non esista nessun covo dei ladri propriamente detto e tali parole non vengano mai neppure lontanamente pronunciate dai personaggi.
Un ulteriore aspetto da considerare quando si parla di videogiochi, è quello dei riferimenti culturali e il doppiaggio/sottotitolaggio. Alcuni giochi infatti contengono riferimenti culturali che spesso sono difficili da rendere in altre lingue.
Potremmo prendere in esempio la celebre saga videoludica di Assassin's Creed che in ogni capitolo porta il videogiocatore in un'epoca storica diversa, in giro per le civiltà e le città del mondo.
Ad esempio, Assassin's Creed 2 e Assassin's Creed: Brotherhood, secondo e terzo capitolo della saga, sono ambientati in Italia, precisamente a Firenze e Roma durante il periodo del Rinascinamento. Proprio per questo i personaggi, in lingua originale, vengono caratterizzati da un forte accento italiano, quasi stereotipato. Questo però si viene a perdere nel doppiaggio e nel sottotitolaggio italiano, poiché si è optato per un italiano standard che in entrambi i titoli, non lascia trasparire nessun accento caratteristico.
Conclusione
La traduzione nei videogiochi è un’arte che richiede precisione, creatività e una profonda comprensione del medium. Un buon adattamento può rendere un titolo più immersivo e coinvolgente per il pubblico locale, mentre una localizzazione poco curata può compromettere l’esperienza di gioco.Voi che ne pensate? Avete in mente qualche altro esempio?
Articolo a cura di Chiara Arnò
Linguisticamente
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